Melencolia Estatica : Letum
Letras
1. LETUM I
La pallida ipocrisia di un momento, fugata da lacrime di pietra,
Guardo immobile il trascorrere del tempo e il succedersi delle forme
Impalpabile limbo emotivo
Guardarsi dentro, volgere all'umano desio... con indifferenza
Il consumarsi del tempo e delle forme,
Ripudio dell'apparire e dell'umano divenire
Scomparse quali vuote parole, scavate dal vento... ricordi sbiaditi
Discesi nel limbo internato
Osservo con rassegnazione il declino,
Acquisendo sapiente eterna robustezza,
Non chiedere perché, l'anima è cenere,
Lo sguardo s'infossa nell'abisso delle percezioni
Impalpabile limbo emotivo, poesia ai venti profanatori...
L'ipocrita umana sapienza, svelata demenza
Nel freddo chiarore di una pallida luna, scemano, sorrisi ormai flebili
La forza di chi regge il vuoto, divenendone consapevole alfiere
Lasciano che l'autunno nel cuore, germogli l'inverno nell'anima
Singhiozzo strozzati dei deboli lamenti altrui,
In un silenzio che parla... di lei...
2. LETUM II
Tardò questo momento
Ma il mio tempo è venuto presenzierò alla deposizione della luce
Nel transito ove lo spirito è rapito dall'esecrando arco
Fugace lucida coscienza, Il sottile abisso impercettibile è celato,
Sfumature di echi ed ombre, l'intelligibilità di un attimo
Un nuovo evo si innalza stonato Nell'impeto di disgiunzione siderale
Frammentati Vetri di suono si infrangono nella astrale marea,
Nella quieta sinfonia della transizione abolita è la scia dell'accaduto
Cosa rimane allora? Cosa impotenti vediamo svanire?
Le sole eteree reminiscenze si impadroniscono del senno
Continuo fluire di remote parvenze
Accingono senza colpo infierire su tale fugace momento, ormai estinto
3. LETUM III
Fosca raggelante è la bruma incorporea,
Il sulfureo permanere di vita estirpata
Il perché ci è inibito, lo spontaneo dono mutato...
In sogno alterato, le vie ti attendono,
Ma nel sospiro di piombo e immateriale vile
Il fluire diviene torbido
Limbo... che perseveri ciò che fu un attimo,
Cosciente e sofferto fluttuare nell'assente gravità
Che il guardiano decreti... che tale licenzioso dolore...
Si riversi nel fluire delle sfere, che la vista delle umane
Transumanze venga strappata, con clinica naturalità
Fluisca il sangue dagli occhi espiantati
Qui vi è la via del dolore, qui vi è la via del rimpianto...
Varcheremo allora il silenzio, richiamati...
Dall'imperioso canto?
4. LETUM IV
Queste mura trasudano d'un rancore secolare
Imperscrutabile silenzioso, sommerso tormento...
Desteremo tale etereo castigo?
Volgeremo a quel silenzio muto che attende solo d'esplicarsi
Urla che impercettibili sussurrano una pace ancora lungi dal venire
Vite prematuramente estinte, incompiuti cicli del divenire
Rispetto la tua pena quale fosse la mia,
L'immateriale anelito di spezzare le catene di tale stasi delle sfere
Umbratile presenza, fragile realtà
Che reclusi l'ardua e inclemente verità
Tale è il dolore,
Il saluto mai offerto nell'incompiuta evanescenza
Saggezza raggiunta dopo vani, ribelli, tentativi
Da un destino orfano del grande viaggio
...L'aspra legge che vidi Guiderà la mia via...
5. LETUM V
Evochiamo la sussistenza del permanere
Inibiti dalla caduca fragilità dell'attimo, coevo
Perdesi nel fitto intrecciato delle percezioni
Ancorati al vero
Rapiti dall'ignoto e latente cosmo
Senza indugio
Si abbandonò l'umana conoscenza
Nella subdola incompiutezza di tale estraneo presagio
Ornamento d'eternità
Che celi ciò che fu, enigmatico messaggero dell'inesigibile
Inebriante magnificenza, Un ciclo incessante
Cambiano i volti, permane il disegno
Che recide l'incosciente vacuità del momento
La pallida ipocrisia di un momento, fugata da lacrime di pietra,
Guardo immobile il trascorrere del tempo e il succedersi delle forme
Impalpabile limbo emotivo
Guardarsi dentro, volgere all'umano desio... con indifferenza
Il consumarsi del tempo e delle forme,
Ripudio dell'apparire e dell'umano divenire
Scomparse quali vuote parole, scavate dal vento... ricordi sbiaditi
Discesi nel limbo internato
Osservo con rassegnazione il declino,
Acquisendo sapiente eterna robustezza,
Non chiedere perché, l'anima è cenere,
Lo sguardo s'infossa nell'abisso delle percezioni
Impalpabile limbo emotivo, poesia ai venti profanatori...
L'ipocrita umana sapienza, svelata demenza
Nel freddo chiarore di una pallida luna, scemano, sorrisi ormai flebili
La forza di chi regge il vuoto, divenendone consapevole alfiere
Lasciano che l'autunno nel cuore, germogli l'inverno nell'anima
Singhiozzo strozzati dei deboli lamenti altrui,
In un silenzio che parla... di lei...
2. LETUM II
Tardò questo momento
Ma il mio tempo è venuto presenzierò alla deposizione della luce
Nel transito ove lo spirito è rapito dall'esecrando arco
Fugace lucida coscienza, Il sottile abisso impercettibile è celato,
Sfumature di echi ed ombre, l'intelligibilità di un attimo
Un nuovo evo si innalza stonato Nell'impeto di disgiunzione siderale
Frammentati Vetri di suono si infrangono nella astrale marea,
Nella quieta sinfonia della transizione abolita è la scia dell'accaduto
Cosa rimane allora? Cosa impotenti vediamo svanire?
Le sole eteree reminiscenze si impadroniscono del senno
Continuo fluire di remote parvenze
Accingono senza colpo infierire su tale fugace momento, ormai estinto
3. LETUM III
Fosca raggelante è la bruma incorporea,
Il sulfureo permanere di vita estirpata
Il perché ci è inibito, lo spontaneo dono mutato...
In sogno alterato, le vie ti attendono,
Ma nel sospiro di piombo e immateriale vile
Il fluire diviene torbido
Limbo... che perseveri ciò che fu un attimo,
Cosciente e sofferto fluttuare nell'assente gravità
Che il guardiano decreti... che tale licenzioso dolore...
Si riversi nel fluire delle sfere, che la vista delle umane
Transumanze venga strappata, con clinica naturalità
Fluisca il sangue dagli occhi espiantati
Qui vi è la via del dolore, qui vi è la via del rimpianto...
Varcheremo allora il silenzio, richiamati...
Dall'imperioso canto?
4. LETUM IV
Queste mura trasudano d'un rancore secolare
Imperscrutabile silenzioso, sommerso tormento...
Desteremo tale etereo castigo?
Volgeremo a quel silenzio muto che attende solo d'esplicarsi
Urla che impercettibili sussurrano una pace ancora lungi dal venire
Vite prematuramente estinte, incompiuti cicli del divenire
Rispetto la tua pena quale fosse la mia,
L'immateriale anelito di spezzare le catene di tale stasi delle sfere
Umbratile presenza, fragile realtà
Che reclusi l'ardua e inclemente verità
Tale è il dolore,
Il saluto mai offerto nell'incompiuta evanescenza
Saggezza raggiunta dopo vani, ribelli, tentativi
Da un destino orfano del grande viaggio
...L'aspra legge che vidi Guiderà la mia via...
5. LETUM V
Evochiamo la sussistenza del permanere
Inibiti dalla caduca fragilità dell'attimo, coevo
Perdesi nel fitto intrecciato delle percezioni
Ancorati al vero
Rapiti dall'ignoto e latente cosmo
Senza indugio
Si abbandonò l'umana conoscenza
Nella subdola incompiutezza di tale estraneo presagio
Ornamento d'eternità
Che celi ciò che fu, enigmatico messaggero dell'inesigibile
Inebriante magnificenza, Un ciclo incessante
Cambiano i volti, permane il disegno
Che recide l'incosciente vacuità del momento
Ledras adicionadas por Anouk - Modificar estas letras