Malnätt : Principia Discordia

Folk black / Italy
(2012 - Bakerteam Records)
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Las palabras


1. MANIFESTO NICHILISTA

Parassita spaventato, l'Uomo è un'anomalia
Piante e animali una patologia,
Gli sforzi della Terra sono votati
Alla soppressione della vita.
Piogge, terremoti, epidemie,
Tsunami, cataclismi, allergie,
Uragani, alluvioni, eruzioni:
Tutto per l'estrema pulizia.

Palla di fango, la Terra è un cancro,
Nessun altro pianeta è abitato,
Le energie del Cosmo sono concentrate
Alla sua totale eliminazione.
Silenzio, stasi e simmetria,
L'esistenza è un'anomalia,
La vita è l'eccezione che conferma
La regola del Nulla Assoluto.

Nulla si crea,
Qualcosa si ripete,
Tutto si dissolve
Nel Nulla Assoluto.

Nulla si crea,
Qualcosa si ripete
Tutto si dissolve
Nel Nulla Assoluto.


2. L'AMOR SEN VA

Quando bacio il tuo labbro profumato,
Cara fanciulla non posso obbliare
Che un bianco teschio vi è sotto celato.

Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,
Obbliar non poss'io, cara fanciulla,
Che vi è sotto uno scheletro nascosto.

E nell'orrenda visione assorto,
Dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,
Sento sporger (le) fredde ossa di morto.

Non mi promettere eterno amore,
Lascia che libero batta il tuo cuore:
Non ti lagnare, non ti crucciare
Se amore i caldi giuri non tiene...

Nulla promettimi, voglio i tuoi baci:
Oggi puoi darmeli ? Baciami e taci.
Non vo’ giurare, non vo’ pensare
se il cor domani pur tuo sarà...

L’amor sen viene, l’amor sen va.
L'amor sen va, l'amor sen viene.


3. IL CANTO DELL'ODIO

Quando tu dormirai dimenticata
Sotto la terra grassa
E la croce di Dio sarà piantata
Ritta sulla tua cassa

Quando ti coleran marcie le gote
Entro i denti malfermi
E nelle occhiaie tue fetenti e vuote
Brulicheranno i vermi

Per te quel sonno che per altri è pace
Sarà strazio novello,
E un rimorso verrà freddo, tenace,
A morderti il cervello

Un rimorso acutissimo ed atroce
Verrà nella tua fossa
A dispetto di Dio, della sua croce,
A rosicchiarti l'ossa

Io sarò quel rimorso. Io te cercando
Entro la notte cupa,
Lamia che fugge il dì, verrò latrando
Come latra una lupa;

Io con quest'ugne scaverò la terra
Per te fatta letame
E il turpe legno schioderò che serra
La tua carogna infame

Oh, come nel tuo core ancor vermiglio
Sazierò l'odio antico,
Oh, con che gioia affonderò l'artiglio
Nel tuo ventre impudico !

Sul tuo putrido ventre accoccolato
Io poserò in eterno,
Spettro della vendetta e del peccato,
Spavento dell'inferno:

E son la gogna i versi ov'io ti danno
Al vituperio eterno,
A pene che rimpianger ti faranno
Le pene dell'inferno

Qui rimorir ti faccio, o maledetta,
Piano a colpi di spillo,
E la vergogna tua, la mia vendetta
Tra gli occhi ti sigillo


4. IPER PAGANO

Gli
Ultimi
Templi pagani
Sono i nostri centri
Commerciali, vi si officia il culto
Del Consumo si sacrifica il dio Conquibus.
Ruotine o routine di un meccanismo celibe
Un'opera d'arte vivente un'opera Dada morente.
Morente, vivente, morente... eh già. Direttore, Addetto,
Caporeparto Sacerdoti dell'ipermercato, ingranaggi di un grande
Molok altare della morte cerebrale. Battesimo dei saldi
Gli sconti sono l'eucaristia, acquisti compulsivi per
Riempire il vuoto. Disse recandosi al tempio
Il nostro ebreo preferito : la mia sarà
Chiamata casa di preghiera per
Tutte le genti, Voi invece
Ne avete fatto una
Spelonca di
Ladri !


5. INTRAMEZZO ERISIANO

(Instrumental)


6. NEL DI DEI MORTI

Suonano a festa: olezzan di viole
Le morte zolle e si allegra la terra;
Cantando gli augelli, sfogliansi le aiuole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.

Inverno riede; Autunno, come suole,
L'ultime gemme de' fiori disserra,
Ronzano insetti e volteggiano al sole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.

Dormono stesi, immobili, stecchiti
Nell'umido, che stilla entro la fossa,
Col lenzuol roso e co' stinchi imbianchiti.

O padre mio, una voce mi dice
E mi suona nell'anima commossa
Che tu sei morto e non fosti felice !

Che felice non fosti! È questo ingrato
Rimembrar che la mia vita addolora,
È il rimembrar che de’ tuoi cari il fato
Non allietò la tua fredda dimora;

Ma dimmi, per le lacrime, che dato
Mi fia versar su la tua fossa ancora,
D’un’altra vita, in altre forme rinato,
Vedesti o vedi una più lieta aurora ?

Dimmi : pel duolo ond’è l’anima oppressa
Per il negro avvenir, che m’impaura,
È una mercede alla virtù concessa ?

Ma tutto è muto ! - Il sol dall’alto sferra
Gli ultimi raggi, e sorride natura...
Tacciono i morti e dormono sotterra.


7. DON MATTEO

Il mio orecchio è quello di Dio,
Nei miei occhi solo sante visioni,
Nelle mani ho l'assoluzione,
Nelle mani ho una parte di te.
Nell'oscurità del confessionale
I tuoi segreti diventano miei,
I tuoi peccati sono la luce
Nelle tenebre dentro di me.

Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga sui fanciulli.
Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga nei fanciulli.

Sei il fiore della giovinezza
E adesso io vorrei coglierti,
Chiudi la mano sul mio gambo
Apri i petali per accogliermi.
Inginocchiati sotto alla panca:
Ti renderò una voce bianca,
Il nostro amore è una malattia
Chiamala se vuoi pederastia.

Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga sui fanciulli.
Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga nei fanciulli.
Don Matteo !

Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga sui fanciulli.
Lasciate i fanciulli che vengano a me,
Lasciate che io venga nei fanciulli.
Cum'on !


8. AVE DISCORDIA

Fratelli maiali, l'Italia s'è desta
Nel segno del porco inizia la festa,
Chi è capitano ? Il Porz senza chioma,
La scena italiana che lui dileggiò.
Cogliete la mela della Discordia
Venite alla corte del rito malnetto,
Il principio eristico è presto detto :
Siam proni alla morte la Dea chiamò !
Ave Discordia piena disgrazia,
Tu sei maledetta, maledetto il pomo tuo.
Da anni siamo calpesti e derisi,
La guerra dei poveri rende divisi,
Ora ad unirci è il vessillo nero
Che apre le fronde di un nuovo sentiero.
Cogliete la mela della Discordia
Venite alla corte del rito malnetto,
Il principio eristico è presto detto :
Siam proni alla morte la Dea chiamò !
Ave Discordia piena disgrazia,
Tu sei maledetta, maledetto il pomo tuo.
Amate ed odiate il Sacro Cao
Che rivela ai popoli il Pentaconato,
Per noi regola alcuna non c'è
L'unica è che la Dea prevale !
Ave Discordia Piena disgrazia,
Tu sei maledetta maledetto il pomo tuo.


9. HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
Le trappole, gli scorni di chi crede
Che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate
Erano le tue.


10. ULVER NOSTALGIA

Questo posto non mi appartiene o io non appartengo a lui,
Eppure lo sento così vicino, parla senza parole.
Boschi di neve, ruscelli di passi un altro pianeta di erba e di sassi...
Brandelli di ricordi, di ricordi non miei
Vite forse vissute come animali nascosti
Partigiani in agguato in attesa della preda.
La notte svanisce, compare l'aurora,
Sul naso e nel cuore lacrime fredde colano.
Vorrei portarti via ma non riesco a fuggire da me
Siamo incatenati in questi luoghi incantati
Dipinti da un dio anziano pittore cieco poeta e carceriere.
Il gelo di un pianto, il silenzio di un canto
Sento il volto scalfito, un altro giorno è finito e...
Per me inizia con un ululato,
Un altro giorno è finito e...
Le nostre malattie siamo noi.


11. IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNAROK

(Instrumental)

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